Rimbalza, tra un blog e l’altro, la notizia del referendum
abrogativo proposto per emendare il testo della legge 243/2012,
recante disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di
bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione.
Sul sito del comitato promotore, l'invito ad appoggiare i 4 quesiti referendari viene accompagnato da esortazioni del tipo: fermiamo l'austerità ... rompiamo i vincoli che ci paralizzano ... riprendiamoci la crescita !
Ma è proprio così ? E' sufficiente votare il referendum per tornare a crescere ?
Purtroppo, le cose sono ben più complicate di come vengono presentate: se si passa dal livello degli slogan a quello dell'analisi puntuale dei quesiti, ci si accorge che le "limature" proposte al testo della legge 243/2012 toccano aspetti marginali e non hanno alcuna possibilità di bloccare il meccanismo di convergenza verso l'obiettivo del pareggio di bilancio strutturale (cioè corretto per gli effetti del ciclo economico e per le misure transitorie).
Ed i primi ad esserne consapevoli sono gli stessi promotori !
Ammette, infatti, il prof. Realfonzo, uno dei referendari: "I quesiti riguardano le disposizioni di legge non coperte da principi costituzionali, né da obblighi derivanti dall’Unione europea o da impegni assunti con trattati internazionali" ... ed il motivo è presto detto: solo così possono sperare che la Corte Costituzionale non bocci i referendum, in quanto contrastanti con l'articolo 75, secondo comma, della Costituzione (che vieta i referendum abrogativi di leggi che autorizzano la ratifica di trattati internazionali; per approfondimenti si legga questo articolo).
E allora, a che serve questo referendum ? Perché si dovrebbe partecipare alla raccolta delle 500.000 firma necessarie ?