"L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari". (Antonio Gramsci)

domenica 15 dicembre 2013

La "rivolta dei forconi" e gli intellettuali di sinistra

La "rivolta dei forconi" è stata seguita dagli intellettuali di sinistra con molta attenzione (e qualche conflitto interiore).
 
Pur riconoscendo che siamo di fronte ad un'aggregazione eterogenea e acefala di gruppi sociali e di istanze rancorose in gran parte estranei alla tradizione di sinistra, accomunati solo dall'impoverimento recente e dalla marginalità politica, le posizioni espresse dai nostri maìtre à penser sono state quasi univoche nell'indicare l'esigenza di comprendere la protesta, sostenerla e cercare di indirizzarla.
 
Scrive ad esempo Marco Revelli su MicroMega, che questa fetta di società "non è bella a vedere" ma "sarebbe una scia­gura – peg­gio, un delitto – rega­lare ai cen­tu­rioni delle destre sociali il mono­po­lio della comu­ni­ca­zione con que­sto mondo e la pos­si­bi­lità di quo­tarne i (cat­tivi) sen­ti­menti alla pro­pria borsa".
 
Mentre Salvatore Cumino sui Quaderni di San Precario elogia "i compagni che a Torino, dopo il disorientamento iniziale, hanno scelto di sporcarsi le mani” appoggiando la protesta, con l'obiettivo di "capirci qualcosa prima di tutto" e di "agire una possibile ricomposizione di segno diverso, che connetta su un piano comune questo pezzo di città con gli altri declassati e senza futuro", così da "contrastare l’affermarsi di una destra sociale nei quartieri popolari, nei mercati, ...".

Il fatto è che al di là del fare presenza, per dimostrare vicinanza e piantare la propria bandierina accanto alle altre già presenti sui luoghi della protesta, non si capisce quale prospettiva di progresso possano andare a proporre a questa gente ...

... infatti, se è legittimo (anzi, meritorio!) che la sinistra sedicente "anti-capitalista", "anti-liberista", "anti-..." si proponga di dare voce alla disperazione ed alla rabbia delle fasce sociali più deboli espulse ai margini della società, è necessario che essa arrivi a definire un modello di sviluppo alternativo negli esiti sociali, ma comprensibile e praticabile da quella maggioranza di cittadini di ceto medio che pure, in democrazia, bisogna convincere per poter governare un paese.

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Altro fine intellettuale marxista (lo definiscono così) che si è posto sulla stessa linea di pensiero è Mimmo Porcaro. In questo contributo rimbalzato tra i vari blog euro-ostili afferma che il movimento dei forconi, pur essendo "ambiguo, rozzo, largamente influenzato dalla destra estrema" non può essere giudicato "senza parteciparvi o senza aver tentato di farlo, senza attraversarlo e senza averne separato il buono ed il cattivo: senza aver proposto dall’interno un’altra definizione dei fini e dei mezzi".

La parte interessante è proprio quella in cui Porcaro propone le sue parole d'ordine:

- "trasformare i rapporti di proprietà ..."

- "emanciparsi dalla trappola dell’europeismo (e dell’euro) ... "

- "proporre fin da oggi soluzioni neosocialiste in grado di traghettare il Paese fuori dalla subalternità al capitalismo atlantico ... "

- "costruire un discorso 'nazionaldemocratico' capace anche di prevenire il diffondersi del nazionalismo di destra ... "

- "rompere l’alleanza tra le frazioni sindacalizzate (e qualificate) del lavoro ed capitalismo europeista e costruire una vera unità del lavoro subalterno (dipendente o no) ... "

Mi piacerebbe proprio vedere la faccia dei vari Calvani e Chiavegato di fronte ad un discorso sulla necessità di trasformare i rapporti di proprietà e di adottare soluzioni neosocialiste in grado di traghettare il Paese fuori dalla subalternità al capitalismo atlantico ...

Vabbè. In fondo, questi riferimenti marxisti sembrano quasi espressione di un riflesso condizionato; l'eco di tempi passati in cui Porcaro alla lotta di classe magari ci credeva davvero. Adesso sono solo una sorta di corollario "dovuto" al teorema centrale che vede nell'euro la causa di ogni ingiustizia e nella ripresa nazionalistica l'occasione di rivincita dei ceti popolari.

Quando Porcaro dice che i movimenti di protesta sono ...

"... pervasi dall’illusione del 'tutti a casa', dall’incapacità di individuare gli avversari, dalla tendenza a prendersela con altri poveracci, dalla fascinazione per un capo ed uno stato autoritari ... "

... non si rende conto che lui stesso è il primo ad esserne vittima. Vittima, in particolare, del cortocircuito generato dall'incrocio tra una storia segnata dai fallimenti e dalla marginalizzazione dell'ideale socialista, e la speranza di una rivincita finalmente a portata di mano, attraverso il ritorno alla sovranità monetaria. Una rivincita da perseguire a tutti i costi, anche sacrificando la propria coerenza ...

"... comprendo il piccolo evasore degli anni passati difendeva la propria ricchezza sottraendola allo stato sociale, quello di oggi – vista la durezza della crisi e visto il crescente dirottamento del denaro pubblico verso il pagamento del debito – si difende dalla miseria sottraendo denaro alla speculazione".

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Infine, una voce fuori dal coro del "politicamente opportuno" è arrivata invece dal blog IRRADIAZIONI di ARS LONGA, che in questo e questo post sentenzia lapidario che il movimento non ha e non può avere niente a che spartire con la sinistra: "chi invece pensa di poter cavalcare questa rivolta di popolo e dirigerla astutamente guidandola verso l’anticapitalismo ha capito ben poco. Questo movimento ha già i suoi obiettivi e ha già pronti coloro che stanno per poggiarci il cappello ed è un cappello che viene dalla Destra". Secondo ARS LONGA "nessuna delle persone che ho visto a quei blocchi metteva in dubbio il modello cui si aggrappava"; e pertanto non ci si deve illudere: "non ci sarà nessuna rivoluzione. Non ci sarà tra un mese, tra un anno o tra dieci. La scorciatoia non arriverà. Perché una rivoluzione, quella vera, è il frutto di un lungo lavoro di penetrazione di idee differenti lungo l’arco di decenni".
 
L'analisi di ARS LUNGA sul movimento dei forconi è convincente e la prosa brillante.

Ma ... in concreto, pure lui, cosa propone di fare ? Ho provato a chiederglielo:
 


Emilio L. ha detto:14 dicembre 2013 alle 12:45

Condivido la vostra lettura sociologica che si tratti di consumatori defraudati, per lo più lavoratori autonomi e piccoli imprenditori decaduti dalla classe media, i quali non hanno alcuna intenzione di mettere in discussione il modello di sviluppo seguito negli ultimi decenni, ma appaiono piuttosto alla ricerca dei colpevoli, interni ed esterni, cui addebitare la crisi che li ha posti ora ai margini del banchetto.

Comprendo anche le ragioni del vostro distacco e di un certo malcelato disprezzo, che pure si avverte nelle vostre parole, verso questi rappresentanti di un egoismo di stampo leghista: altro che l’avanguardia di un movimento rivoluzionario!

Eppure, umanamente, non si può non condividere l’esigenza espressa da diversi commentatori, di confrontarsi con la crisi per cercare di focalizzare obiettivi e narrazioni comuni, che uniscano piuttosto che dividere, e traccino un percorso politico diverso.

Giacchè il “vecchio e noioso lavoro di preparazione culturale e di quotidiana semina di idee che è alla base delle rivoluzioni riuscite”, non può che accompagnarsi, nelle intenzioni di chi vi si adopera, alla speranza di contribuire a cambiamenti positivi, magari piccoli e graduali, ma tangibili, già nel corso della propria vita.

A questo punto, nello spirito di costruttivo di chi sente di essere in cammino, alla ricerca di compagni di viaggio migliori di sè, sono a chiedervi quale sia il modello di sviluppo che proponete a chi, operaio o forcone, oggi sia impaurito, sfiduciato o arrabbiato … per il “prezzo crescente del pane” ?

Quale sia la “classe alla quale vi sentite di appartiene sostanzialmente o idealmente” ? Cosa siano per voi “la nostra gente” e “le lotte nelle quali stare in mezzo” ?

Grazie. Un cordiale saluto.

 
Ars Longa ha detto:14 dicembre 2013 alle 20:56

Il problema non è proporre un diverso “modello di sviluppo” ma dare una diversa definizione di “sviluppo” e nuovi strumenti per misurarlo. Per capirci: una società profondamente immersa nelle diseguaglianze può essere ed è quasi sempre – contemporaneamente – una società che vive vertiginosi ritmi di sviluppo.


Emilio L. ha detto:14 dicembre 2013 alle 22:38

Banalizzando la questione, possiamo affermare che l’obiettivo sia avere più occupazione; magari anche meno consumi individuali, in cambio però di un sistema di beni comuni più ricco (cultura, tradizione, socialità, volontariato, salvaguardia dell’ambiente naturale, qualità del tessuto urbano, strutture pubbliche come parchi, impianti sportivi, biblioteche, …); più giustizia sociale e generosità ...

Certo, ognuno può lavorare su sè stesso e ritagliarsi il proprio personale percorso di liberazione … ma non è di questo che stiamo parlando.

La questione si pone su un’altro piano: Qual è il percorso che la nostra comunità nazionale deve seguire per arrivare da qui a lì ? Quali politiche attuare ? Su quale blocco sociale fare leva ? Quali messaggi condividere?

E su questo non mi ha dato risposta.
Un cordiale saluto.
 

Ars Longa ha detto: 15 dicembre 2013 alle 01:25

Stiamo parlando due lingue differenti ed è probabilmente per questo che le risposte a lei non suonano come tali.
 

Insomma: sembra di sentire le parole di un maestro zen (... o di Crozza che fa la parodia di Renzi "il mentalista" ?) ... ecco la mia replica:


Emilio L. ha detto:
 
Accidenti, vuoi vedere che la commentatrice che parlava di “immobilismo elitario” aveva colto nel segno?
 
Quanto è alta la vostra torre d’avorio: uno stipendio pubblico assicurato ? una pensione mensile o pochi anni per raggiungerla ? un gruzzolo accumulato che permette una certa rendita ?
 
Rispettabilissima la posizione personale di chi, passata evidentemente l’età delle ingenue passioni, ha scelto un percorso di vita orientato a forme di ascetismo laico, per nutrirsi di dialoghi alti e riferimenti dotti, osservando e commentando il marasma che ci circonda col saggio distacco di chi ne ha già viste tante …
 
… il fatto è che siamo (o dovremmo essere) parte di una comunità solidale, e non possiamo ignorare che il nostro prossimo non sempre possieda le basi spirituali e soprattutto materiali per seguire il medesimo percorso.

Un cordiale saluto a Lei.


Peccato che questo commento non sia stato pubblicato ... il nostro Oracolo evidentemente ha preferito chiudere lo scambio sentenziando laconicamente che si parli "lingue differenti".

Bene, lasciamo che il nostro ARS LONGA utilizzi il suo blog per puntellare il proprio ego, ma continuiamo comunque a segnalarlo tra le letture consigliate, perchè oggi più che mai è necessario ascoltare tutte le campane.

Certo che:

... tra quelli che si professano "anti-sistema" e non hanno niente di concreto da proporre alla maggioranza dei cittadini (che nel "sistema" ci sono immersi) ...

... quelli che hanno rinnegato la propria storia politica (sicuramente costellata da molte disillusioni) e si aggrappano oggi all'idea che per ottenere giustizia basti uscire dall'euro (a braccetto con gli altri "redenti" come Berlusconi, Salvini, etc.) ...

... e, infine, quelli che usano "linguaggi differenti" ...

... non ci si può stupire che il "nuovo che avanza" a Sinistra sia oggi rappresentato da Renzi !

Un cordiale saluto
Emilio L.


P.S. per chi avesse da ribattere: "E tu, allora, che cosa proponi?" ... questa è la mia risposta.
 

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